![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikossCcVAef0RReTkejeaidN0uT3ZBHbPrb9O1N2bNC73FjqUVkk0KymqHObyZo1H8DiH2gvPCerc-giVODgvfTRo805qNvtCIEo3MaNh9whcbeikYYf_lBxxtHQWi8r33PGYw_BFMzqqt/s400/2.jpg)
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhK483C3PrywaoBWak8tFJIGvtzr3b5DYLvB6qqaZNVW9RHBXMRrNYG6OH0-MoecRVcyjhXz_zQrWSADQQ-SIEnUkW0dyzI-IEYdxlNySiFnf8yFFSROc8ikHGNAa0FlnVkVh1q3wa9XZOe/s400/3-4-5.jpg)
Libro d’Artista tra Passato e Futuro
Il Libro d’ Artista non deve essere solo una denominazione per tentare di definire un qualcosa di ancora imprecisato. L’ ipotesi è suggestiva ma deve farci riflettere sulla non necessità di classificare ed etichettare tutte le espressioni artistiche in particolar modo quelle riguardanti le arti visive. Eppure il secolo è terminato e la lezione futurista dovrebbe averci insegnato qualcosa e se qualcuno lo negasse negherebbe l’esistenza autonoma di questo genere di espressione artistica che va dalla produzione spontanea e istintiva a quella sofisticata e strutturata che nulla lascia all’improvvisazione. Quindi benvenuta opera chiamata Libro d’Artista che ci ricordi antiche forme e antichi materiali, ma soprattutto il desiderio di trasportare con sé un qualcosa che non può non accompagnarci. Un’opera che può essere usufruita chiusa, aperta, riaperta e chiusa nuovamente come il più caro dei libri. Un libro particolare, unico, irrepetibile che non può diventare arte seriale. Giancarlo Da Lio